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Padre Raffaele Mazzucchi di Pruno, estate 1944

In prossimità della piazza-parcheggio di Pruno, a sinistra arrivando al paese, un grande bassorilievo in marmo bianco, incastonato nella parete rocciosa, ricorda padre Raffaele Mazzucchi “ morto eroicamente a Nocchi di Camaiore il 24 luglio all’età di 25 anni vittima delle SS Tedesche la madre Amalia a perpetuo ricordo”. Il bassorilievo rappresenta a sinistra padre Raffaele vestito con l’abito tipico della Famiglia dei Servi di Maria che, proprio nell’uso del grande scapolare centrale, sottolineano la loro devozione mariana. Padre Raffaele è in ginocchio e con le mani giunte, il volto rivolto alla Madonna che, circondata di raggi, è in atto di accoglierlo nelle braccia aperte. Il servita porta gli occhiali e tiene lo sguardo fisso su Maria che, con gli occhi rivolti al cielo, mostra sul petto un cuore trafitto da una croce obliqua. Tre giorni prima, mentre riposava nella casa di famiglia che dà sull’Aia, la piazzetta centrale di Pruno, alle tre del pomeriggio, padre Raffaele, era stato prelevato e portato via mezzo vestito, con le ciabatte ai piedi. La famiglia Mazzucchi era rimasta in paese, nonostante l’ordine di sfollamento, perché con Amalia, la mamma di padreFv Raffaele, viveva il fratello Albino, costretto ad usare le stampelle per un danno alla spina dorsale: per lui trasferirsi altrove era impossibile. Fu in questi frangenti che Padre Raffaele, servita presso Montesenario a Firenze, ordinato sacerdote il 10 aprile dell’anno precedente, rientrò a Pruno per una vacanza in famiglia. La permanenza si prolungò per le difficoltà a raggiungere di nuovo Firenze sopraggiunte a seguito dell’intensificarsi degli eventi bellici. Era allora parroco di Pruno don Giuseppe Manetti, originario di Pietrasanta, che aveva organizzato, attraverso alcuni rintocchi di campana, un servizio di allarme per avvertire i partigiani che operavano fra Cardoso e Colle di Favilla. Le SS controllavano i movimenti di don Giuseppe con l’intento di arrestarlo. Pare che don Giuseppe Simi, canonico di Pietrasanta, sia stato arrestato ed ucciso perché, in virtù del nome, fu scambiato per il Manetti che a Pietrasanta scendeva spesso. Quanto a padre Raffaele, battezzato Giuseppe, venticinquenne (era nato a Pruno il 4 marzo del 1919), profittava del rientro in paese per compiere lunghe passeggiate nei boschi e per raggiungere la Tomba, una località fra la Pania e il Forato dove era sfollata e risedeva in quel momento una zia pastora con la famiglia. In molti a Pruno, ma anche in tutta la Versilia, avevano preferito alla località di Sala Baganza, in provincia di Parma, le case dell’Alpe, della Colombetta o del Monte di Ripa. Padre Raffaele alla Tomba, dove erano rifugiati anche i partigiani, celebrava a volte messa su un improvvisato altare. Intanto i partigiani, catturato un tedesco in un’imboscata, lo avevano lasciato per tre giorni legato alla fania, la grande pianta che ha dato il nome al luogo e, da pochi anni, purtroppo, è seccata. Il tedesco, liberato, rimase con i partigiani, forse costretto forse spontaneamente per fare il doppio gioco. Avendo visto che padre Raffaele, nel suo raggiungere la Tomba (il sentiero passa proprio dalla Fania) aveva consegnato una lettera a un partigiano, lo denunciò. Di certo era fra coloro che bussarono alla porta dei Mazzucchi per arrestare il frate. Il 12 agosto le SS rastrellarono a Sant’Anna anche un altro paesano: Carlo Guidi, figlio della vecchia maestra. Lui aveva la moglie e una figlia. Lo portarono a San Terenzo, in Lunigiana, gli fecero scavare una buca e poi lo fucilarono. Alcuni giorni dopo l’arresto di padre Raffaele la madre venne a sapere che era stato portato a Nocchi ed imprigionato nei fondi di una grande villa assieme ad altri rastrellati. Accompagnata da Rosa Barsanti, una compaesana diciassettenne, che non ebbe cuore di farla andare da sola, Amalia si recò a Nocchi, un viaggio di due giorni che non ebbe alcun esito. La Barsanti ( Pruno, 19 giugno 1927- Forte dei Marmi 26 dicembre 2019) è autrice di “La Rosa di Pruno”, una raccolta di racconti in cui viene narrata anche la vicenda di padre Raffaele. Rosa Barsanti, conosciuta come la Rò del Papa, è dunque la fonte da cui ho attinto queste notizie integrandole con le memorie raccolte da don Nino Guidi ( Pruno, 19 gennaio 1939 ), sacerdote in quiescenza e, da alcuni mesi, accolto dal parroco don Simone Binelli nei locali della canonica di Volegno. A conclusione del racconto “ Notizia della morte” la maestra Rosa, scrive “Ritornammo a Pruno, dove ci aspettava Albino, fiducioso che portassimo buone “nove”. Dopo giorni di lunga e angosciosa attesa arrivò la notizia che non avremmo mai voluto ricevere: era stato ucciso. E’ facile immaginare quanto dolore provasse quella famiglia. In seguito si ebbero notizie più precise sulla sua morte. Infatti, una mattina verso le cinque, quando l’aria era ancora semibuia, fu preso insieme a due donne del Forte , madre e figlia, e fu portato in una vigna; lì venne fucilato insieme a loro. Furono sepolti insieme in una piana e sulla tomba ci posero delle mine legate con dei fili. Nessuno poteva disseppellirli. Era pericoloso. Solo gli artificieri riuscirono a togliere le mine e solo allora fu possibile riesumare quei corpi straziati. Trascorsero diversi giorni e padre Raffaele fu riportato a Pruno; gli fu fatto un solenne funerale alla presenza di moltissima gente e fu sepolto nella cappella di famiglia dove ora riposa. La mamma ha eretto un monumento di marmo bianco all’ingresso del paese di Pruno, affinché non venga dimenticato” . Quel monumento davanti al quale molti, in auto o a piedi (Pruno è un buon approccio per le Apuane) transitano inconsapevoli di sfiorare una grande storia. 

 

Nel 1944, in Versilia, furono uccisi altri otto religiosi:

don INNOCENZO LAZZERI - parroco di Farnocchia medaglia d'oro al v.c.
don LIBERO RAGLIANTI - parroco di Valdicastello medaglia d'oro al v.c.
padre IGNAZIO da Carrara - cappuccino parroco di Vittoria Apuana
don FIORE MENGUZZO - parroco di Mulina medaglia d'oro al v.c.
don SIMI GIUSEPPE - canonico di Pietrasanta
don CRECCHI FERRUCCIO - parroco di Levigliani
padre MARCELLO VERONA - carmelitano di Retignano
chierico TOGNETTI RENZO – salesiano

 

Anna Guidi

Commenti

21-01-2020 - 18:01:35
Adone Beluffi

Se non ricordo male, questo grande bassorilievo venne collocato attorno agli anni 70 e qualcuno allora mi disse che stato messo dal postino, al secolo Erasmo Guidi, zio di Anna, così soprannominato perché a lungo in queste vallate ricoprì questo importante incarico. Era anche detto "il duce", per una certa somiglianza con il defunto dittatore.
In quel punto allora vi era anche un piccolo garage dove Erasmo lasciava la propria auto e forse il terreno prima del passaggio della strada era di proprietà della famiglia. Finché non ho letto questo scritto della carissima prof.ssa Guidi, pensavo fosse - come avranno sicuramente pensato e pensano tutt'ora moltissimi altri - un semplice monumento di devozione alla Madonna, mentre invece ha alle spalle una tragica storia di dolore e di sangue, che in pochi purtroppo hanno modo di conoscere.

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