Il Maggio drammatico in Versilia

Data: dal 22-10-2022 al 22-10-2022
Luogo: Querceta

Relatore: Costantino Paolicchi Ore: 17:00

L’esposizione dell’Autore sul “Maggio drammatico”, antica forma di teatro popolare la cui tradizione era fortemente radicata anche in Versilia, sarà corredata dal video di una rappresentazione dell’Opera Maggio, insieme a numerose foto d’epoca.

Il Maggio epico-drammatico era diffuso in una vasta area che comprendeva i territori della Lucchesia (Capannori, Altopascio ecc.) e di Buti in provincia di Pisa, nonché dell’Appennino modenese e reggiano (Comuni di Frassinoro, Villa Minozzo, Romanoro), dove il Maggio è ancora molto apprezzato tant’è che ogni anno viene organizzata una rassegna nazionale. L’area garfagnino-lunigianese, dove la tradizione era ancora diffusa fino a pochi decenni fa, contava il maggior numero di compagnie. Corrisponde ai territori della Garfagnana, del Barghigiano e delle aree costiere. Fino agli anni Cinquanta del Novecento i Maggi si cantavano abitualmente anche in varie località della Versilia Storica (nei paesi montani di Seravezza e di Stazzema, a Ripa, Querceta, Forte dei Marmi, a Strettoia, Pietrasanta, Valdicastello ecc.), a Camaiore, a Massarosa e talora anche a Viareggio; a Montignoso, a Massa e in particolare ad Antona. A Regnano (Casola in Lunigiana, Massa-Carrara) è tutt’oggi attiva la Compagnia di Maggio del Guiterno.

Il Maggio è una forma di teatro drammatico popolare che deriva probabilmente dalla Sacre Rappresentazioni medievali che si tenevano sul sagrato delle chiese. E assai diffusi e apprezzati fin oltre la metà del Novecento sono stati i Maggi a tema religioso, come quello di Sant’Oliva o di San Pellegrino, e la Passione di Cristo che lo scrittore Enrico Pea, appassionato cultore e organizzatore di questo genere di spettacoli, aveva fatto rappresentare dai Maggianti di Antona nel 1954. Ma particolarmente amati dal popolo erano i Maggi epici e drammatici ispirati alle storie dei Reali di Francia, dei paladini di Carlo Magno, e quelli tratti dalla letteratura classica: La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, L’Orlando furioso di Lodovico Ariosto, nelle riduzioni effettuate in genere da poeti illetterati – come amavano definirsi – che sapevano anche improvvisare in ottava rima. Queste riduzioni erano assai diffuse e circolavano nel corso dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento nelle edizioni economiche della casa editrice Salani di Firenze, della tipografia Sborgi di Volterra o dell’editore Baroni di Lucca. 

Scriveva Alessandro D’Ancona: “Chi al ritornare della primavera percorresse in dì di domenica, o in altro giorno festivo, alcune parti del Contado toscano, specie le pianure di Pisa e di Lucca, o le montagne dell’Amiata, del Pistojese e della Versilia, fin su verso l’antico confine modenese, vedrebbe nel pomeriggio, e più spesso appena cessate le sacre funzioni vespertine, uomini e donne e fanciulli, colle stesse vesti più linde, colle quali sono stati in chiesa, avviarsi soli o a drappelletti ad un luogo, donde già prorompon di fuori grida esultanti e segni d’impazienza e batter di mani, e qualche dissonante preludio di trombe o di violini. Tutta questa gente è tratta dal medesimo desiderio di un passatempo, che altri potrebbe credere proprio soltanto del viver cittadinesco e delle classi più colte: il luogo, ove tutti si volgono, è un Teatro, e ciò che ve li attira è una drammatica rappresentazione.” (alle pgg. 235-236, vol. 2, app. 1 di: A. D’Ancona, Origini del teatro italiano. Torino: Loescher, 1891).

Indirizzo:
Pubblica Assistenza «Croce Bianca»


 

 

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