Il ruolo di Brancagliana nello sfruttamento delle risorse minerarie dell'alta Versilia tra XII e XIV secolo

Data: 12-11-2005
Luogo: Querceta, Sala dei Convegni della “Croce Bianca”

Relatore: Rosanna Pescaglini Monti

L’ importanza dell’ alta Versilia come area mineraria è ben nota a tutti, non essendo ancora trascorso un ventennio dalla cessazione di ogni attività legata al plurisecolare sfruttamento del suo sottosuolo a forte concentrazione di ferro e piombo argentifero. Di questi minerali, e in particolare del metallo monetabile, si comincia a trovare notizia nelle fonti scritte dai primi anni del Duecento, allorché tali risorse risultano essere nelle mani dei più potenti gruppi aristocratici della zona, i Da Corvaia e i Da Vallecchia, firmatari nel 1218 di un atto di concordia con il quale misero in comune i loro beni e giurisdizioni, ad eccezione dei mulini e delle miniere d’ argento, dichiarando di proprietà degli uni le argentiere di Stazzema (in diocesi di Lucca) e di proprietà degli altri le argentiere di Vallebuona (o Valdicastello, in diocesi di Lucca) e di Gallena (in diocesi di Luni). E proprio con quest’ ultimo lignaggio - che stabilì relazioni molto strette con il vescovo di Luni, e probabilmente con i marchesi Malaspina - si devono mettere in relazione le vicende di Brancagliana, perché ai Da Vallecchia spettava la riscossione del pedaggio per il suo attraversamento, senza trascurare che all’ iniziativa dei suddetti domini può essere attribuita la fortificazione di questo centro situato sul tracciato della via Francigena, attestato come borgo dal 1169 e come castrum ormai distrutto nel 1254.


 

 

Istituto Storico Lucchese – Sez. “Versilia Storica”
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