Fermenti culturali a Seravezza negli anni cinquanta del Novecento – Il film “I cavatori” di Sirio e Lorenzo Giannini

Data: 11-03-2006
Luogo: Querceta, Sala dei Convegni della “Croce Bianca”

Relatore: Paolo Capovani

Il film che vedremo in questo incontro è l’ edizione restaurata di recente del film documentario realizzato sulla estrazione dei marmi nelle nostre cave da un gruppo di amici di Riomagno e Seravezza nella seconda metà del secolo scorso. La pellicola, salvo i nomi di chi la realizzò, è la copia dell’ originale che fu presentata nel 1961 al Concorso nazionale del film a passo ridotto di Montecatini Terme, dove fu premiata con l’ Airone d’ oro e il Trofeo Fedic (Federazione italiana cineclub). Perché quel gruppo di amici, in prevalenza cavatori, volle fare un film sul proprio lavoro e sui pericoli che esso comporta ? Intanto promotori del gruppo furono Sirio Giannini e Lorenzo Tarabella, due forti personalità amanti di buone letture ma anche del cinema, in particolare di quello neorealista che trionfò in Italia negli anni 1940/1950. Andavano a vederlo nelle sale cinematografiche della Versilia, per discuterne poi nella sede del "Cral" in via Campana a Seravezza, luogo abituale dei loro incontri. Della passione del gruppo per il cinema e la lettura lo stesso Giannini, che fu l’animatore di quegli incontri, ha lasciato testimonianza in uno scritto dal titolo Gente di Versilia, dove sottolinea in particolare l’ interesse di molti a provvedere "ora a quell’ istruzione, a quella cultura che non hanno potuto farsi da ragazzi…". Ma Sirio e Lorenzo amavano anche scrivere: il primo soprattutto racconti, ma anche soggetti cinematografici; il secondo poesie e racconti. Il gruppo si trasformò presto in sodalizio, che chiamarono "Cineclub Cesare Zavattini", con il nome dell’ allora vivente scrittore e cineasta, tanto importante nella storia del cinema neorealista italiano del secondo dopoguerra. Nel frattempo Sirio Giannini aveva approfondito la conoscenza dei problemi del lavoro in cava tramite i suoi amici. Fra questi appunto Lorenzo Tarabella, anch’ egli cavatore. Non può sfuggire una singolare coincidenza temporale nell’ attività di scrittori dei due amici: mentre infatti Lorenzo Tarabella nel 1951 scriveva la poesia "I cavatori", che fu il soggetto del documentario, Sirio Giannini era alle prese con la stesura de La valle bianca, che intese inizialmente scrivere come soggetto per un film, ma che poi inviò a Mondadori come romanzo, dallo stesso pubblicato nel 1958. Se a quanto ricordato si aggiungono i problemi sociali della gente dei nostri paesi negli anni ’50 e la capacità di Sirio Giannini di saper utilizzare le proprie conoscenze anche tecniche per tradurre in immagini la realtà sociale e le attività umane, si capisce come vi siano state a Seravezza, in quel periodo, tutte le condizioni e le persone idonee per realizzare un cortometraggio come "I cavatori", una pellicola di evidenti connotazioni neorealiste.


 

 

Istituto Storico Lucchese – Sez. “Versilia Storica”
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