La Liberazione di Pietrasanta

Sintesi della "Liberazione di Pietrasanta"
Dopo aver sostenuto un combattimento con i tedeschi al Baccatoio, all'imbrunire del 18 settembre 1944 un ventina di partigiani della formazione "Bandelloni" con due carri armati americani entrarono in Pietrasanta da Porta a Lucca.
Cacciata l'ultima pattuglia nemica, presso Casa Ragliani (di fronte alla statua del Guerriero di Botero), si attestarono in Piazza del Duomo, durante la notte entrò in città il resto della formazione, seguita il mattino successivo dai reparti del 434 battaglione di fanteria statunitense.
Intanto reparti inglesi, liberata Valdicastello, raggiunsero Capezzano, Capriglia e nei giorni successivi Vallecchia e Solaio"

Dal libro “La Liberazione della Versilia”di Giovanni Cipollini

Senza dubbio la Liberazione è avvenuta il 19 settembre 1944, poiché fu in quella giornata che le truppe alleate assunsero il controllo della città, ed all’avvenimento è dedicata una lapide, posta nell’atrio del Municipio, e titolati una strada e lo stadio comunale. 

La versione ufficiale della vicenda, cui hanno fatto riferimento per parecchi anni gli studiosi e gli oratori delle varie cerimonie, è quella tratta da articolo pubblicato il 19 settembre 1945 su “La Nazione del Popolo” dal prof. Danilo Orlandi, allora corrispondente del quotidiano. L’articolo è basato non sulla testimonianza diretta dell’autore, ma su notizie circolanti in città, raccolte successivamente. Diverse sono le inesattezze sulla dinamica degli avvenimenti, ma l’errore principale consiste nell’aver collocato al 19 settembre, fatti avvenuti il giorno precedente.

Così Orlandi ricostruisce le fasi della Liberazione : “La mattina del 19 settembre reparti di patrioti e di americani si fecero sotto fino alla linea del Baccatoio. Le forze partigiane si erano già divise il compito. In qualità di elementi di punta degli alleati, gli uomini di Aurelio Tonini agivano dalla via Aurelia al mare puntando su Forte dei Marmi. Incontrarono resistenze ma le superarono eliminando uomini, catturando armi e giungendo prima di notte in quella cittadina. Su Pietrasanta guidavano le pattuglie attaccanti -la lotta era tra pattuglie di retroguardia e d’avanguardia-

Leonida Parma e Lorenzo Jacopi. Il posto del forte Rotaio era stato abbandonato il giorno prima e così pure Valdicastello. Adesso patrioti e americani serravano sotto. Si portarono all’altezza del cimitero, ma a quest’altezza furono colti dalla reazione nemica con fuoco d’artiglieria e di armi automatiche. I tedeschi si erano schierati ai margini sudorientali della cittàEcco che si individuarono le loro postazioni. Erano tre: una nei pressi delle pilette, un’altra nella casa Simoncini, una terza alla curva della via di Capezzano per proteggere la seconda da eventuali attacchi provenienti dalla parte alta del monte. Quivi la resistenza dei soldati tedeschi fu accanita. Per tutta la giornata Parma attaccò tutti i centri di fuoco giungendo a distanza d’assalto. Uno dei suoi uomini, Luca Bigi di Valdicastello, fu ferito ad una spalla, ma soltanto verso le 16 la resistenza fu infranta. Intanto dalla via Aurelia, fin dal mattino, la pattuglia di Lorenzo Jacopi aveva progredito giungendo a Pietrasanta negli edifici dell’ex-piazza Littorio, da dove aveva preso sotto il fuoco un gruppo di tedeschi asserragliati nella casa Ragaglini, ai quali, dopo le 16, si aggiunsero quelli sloggiati dalle Pilette, dalla casa Simoncini e dalla via di Capezzano. Sulla piazza del Marzocco, in piazza Duomo, verso, gli uomini di Jacopi alzarono la bandiera tricolore. Dietro alcune persiane appariva qualche testa di donna a raccomandare prudenza. La via di Mezzo poteva essere battuta d’infilata da parte dei tedeschi. Colpi di artiglieria arrivavano ogni tanto. Sull’angolo di piazza dello Statuto, l’ultimo tedesco, pallido, col fucile in caccia, inquieto, si guardava intorno perlustrando. Calata la sera dell’ ultimo giorno della dominazione nazista, anche quel soldato, infine , se ne andò. Rimanevano quelli trincerati nella casa Ragaglini. I cittadini, però, non avevano ancora visto gli Alleati. Giunsero sul far della notte alcuni carri armati del 260 reparto esplorante della 1 Divisione Corazzata. Sui carri c’ erano tanti partigiani nelle loro divise che li rendevano simili ai soldati alleati e una biondina diciassettenne, che si affrettò intorno a loro a chiedere la cioccolata, spalancò gli occhi quando udì rispondersi:”O sciocchina, non lo vedi che sono Giò del Pacini”. Un carro armato cannoneggiò da breve distanza la casa del Ragaglini e i Tedeschi si ritirarono ancora al Pontestrada e poi lungo il fiume Versilia. La mattina del 20 settembre Pietrasanta era affollata. Le campane di San Martino, dopo tanto, suonarono a festa. Le forze americane erano affluite in massa(…)”.

La collocazione al 19 settembre della vicenda è smentita da vari documenti e testimonianze. La relazione della “Bandelloni”, di cui evidentemente Orlandi ignorava l’esistenza, così riferisce sugli avvenimenti successivi alla Liberazone di Camaiore: “(…) Alla nostra Banda veniva così affidato il compito di precedere e di guidare gli AlIeati avanzanti verso Pietrasanta. Le nostre Compagnie si disponevano nel modo seguente: alla 1.a Compagnia veniva affidata la zona compresa tra il mare e la via Aurelia; alla 2.a Compagnia la zona tra la via Aurelia e la via Sarzanese; alla 3.a la zona montana, di cui aveva preso il comando Parma Leonida ("Leò"). 

Le Compagnie avanzavano incontrando non poche difficoltà: campi minati, specialmente nelle zone a mare; scontri con pattuglie di retroguardia nemiche; eliminazione di nidi di mitragliatrici e di franchi tiratori. La 1.a Compagnia, precedendo le truppe Alleate, occupava Lido di Camaiore e Tonfano. Nei pressi di Motroni, ostacolava la nostra avanzata una postazione di mitraglia che batteva il ponte. Il Tonini, con De Santis Martino e Taiti Sauro, superando un campo minato, guadava il fossato e si portava alle spalle del nemico assalendolo improvvisamente. Con rapida azione, i quattro mitraglieri tedeschi della SS venivano messi fuori combattimento e recuperate le armi. La 2.a Compagnia, a sua volta, procedeva assai speditamente liberando il villaggio di Capezzano di Camaiore. Giunti al Ponte dell’Abbaccatoio, di particolare importanza per l’accesso a Pietrasanta incontrarono una fortissima resistenza da parte dei nemici, che battevano il ponte con mitragliatrici e mortai. La Compagnia si dispose al combattimento rispondendo al fuoco e tenta di passare il ponte.

Viene peraltro rigettata dal fuoco di una mitragliatrice piazzata in una collina dominante il ponte. Il Comandante della Formazione ritenne opportuno di aggirare la postazione nemica. A tale fine decideva un’azione combinata col comandante della 3.a Compagnia, Parma Leonida ("Leò"). I due comandanti, presi con loro alcuni uomini, risalgono strisciando il terreno. I tedeschi, accortisi delle nostre intenzioni, aprivano il fuoco contro quei pochi. Da quel fuoco infernale restava gravemente ferito Bigi Luca fu Enrico. Ciononostante i nostri non si disanimarono e sempre

strisciando riuscivano ad avvicinarsi alla postazione. Bandelloni e Parma, pur rimasti feriti lievemente, precedevano i propri uomini e riuscivano a lanciare bombe a mano nelle postazioni, uccidendo due tedeschi e ferendone gravemente il terzo, che veniva poi consegnato agli Alleati. 

La Compagnia così poté avanzare, mentre contemporaneamente la 3a Compagnia, dopo leggeri scontri, aggirava il fianco sinistro, portandosi a nord di Pietrasanta. Un plotone della 1.a

Compagnia, che aveva eliminato tre franchi tiratori tedeschi in agguato sotto il Ponte Nuovo, serrava da sud sulla città stessa. I tedeschi, incalzati da tre lati, nel timore di aggiramento, si ritiravano. Le Compagnie entravano in Pietrasanta il giorno 18 settembre, precedendo di circa 12 ore l’ingresso degli Alleati”.

Che il combattimento al Baccatoio e la successiva entrata in Pietrasanta dei partigiani siano avvenuti il giorno 18 lo confermano due documenti, uno americano, l’altro del Comune di Pietrasanta (vedi foto n. 2 e 3)

Il primo è un rapporto della 92 Divisione di Fanteria “Buffalo” di cui trascriviamo il brano più significativo:”Governo Militare Alleato. 92 Div. Viareggio, 4 novembre 1944. Riservato. Al capitano Jefferson(… ) Pietrasanta fu occupata il 18 settembre. La città era quasi deserta tranne pochi partigiani e circa 50 civili. L’avvocato Salvatore (leggi Salvatori) era il sindaco in carica: un comunista che, sebbene avesse fatto un buon lavoro, non desiderava continuare la sua attività. Salvatore era molto malato e stava per essere trasferito all’ospedale di Pisa(…)” 

Il secondo recita testualmente:” Comunicazione del Sindaco di Pietrasanta al Comando dei RR.CC. di Viareggio, 10 maggio 1945-n.2280-8/XI/I- Si è presentato a questo ufficio il Carabiniere Bigi Luca, residente in questo Comune, il quale ha fatto presente quanto appresso: il giorno 8 settembre 1943 si trovava in servizio a Padova e rientrò a casa propria a seguito dei noti avvenimenti. Quindi passò ad una formazione di partigiani, sui monti della Versilia, non

intendendo rientrare al proprio comando e prestare servizio per i Tedeschi o per il pseudo governo repubblicano. Venne ricercato con mandato di cattura, dopo due mesi dal suo ritorno venne sospeso il soccorso giornaliero alla famiglia. 

Il giorno 18 settembre 1944, in servizio con i partigiani venne ferito da una granata tedesca alla vigilia della Liberazione di Pietrasanta. In seguito alla ferita venne ricoverato prima all’Ospedale Comunale di Pietrasanta, quindi in quello di Camaiore. A causa della lunga degenza in ospedale non poté presentarsi al Governo Militare Alleato, né venne a conoscenza del proclama in base al quale i carabinieri dovevano presentarsi. E’ in possesso di una dichiarazione dell’ANPI- Sezione di Seravezza- comprovante che è stato ferito per causa di guerra. Il predetto desidera conoscere quale trattamento economico può competergli ed a quali adempimenti debba sottostare per la riassunzione in servizio. Devesi tenere presente che in seguito alla ferita è ancora zoppicante”. 

Per la ricostruzione del reale svolgimento degli eventi è particolarmente significativa la testimonianza del partigiano Moreno Costa, che fece parte della pattuglia entrata per prima in citta “Il 18 settembre 1944, dopo aver lasciato Camaiore, la “Bandelloni” giunse a Capezzano Pianore; una squadra agli ordini di Aurelio Tonini si staccò dal resto della formazione per dirigersi verso Pontenuovo, dove annientò una postazione nemica, incontrandosi poi con reparti corazzati americani in sosta sulla via Aurelia. Io mi trovavo con il grosso della formazione, che arrivò al Baccatoio senza incontrare resistenza da parte dei Tedeschi. In cima alla salita, prima del torrente omonimo, erano schierati dei soldati americani, probabilmente in attesa dei carri armati. Dopo una breve sosta, noi partigiani proseguimmo verso Pietrasanta, ma, arrivati all’altezza del cimitero, fummo investiti dal fuoco tedesco proveniente dalle alture sovrastanti la strada per Valdicastello. Ci gettammo nei fossati, che correvano ai lati della via Sarzanese, ripiegando sull’argine del torrente Baccatoio, in posizione più sicura, da dove cominciammo a rispondere al fuoco nemico. Dopo alcuni scambi di raffiche di mitragliatrice, i Tedeschi cessarono di sparare, ma, qualche minuto dopo, iniziò un nutrito tiro dimortaio, che ci costrinse a indietreggiare verso la cava del Coluccini. Anche gli americani erano indietreggiati per porsi al riparo dai colpi dell’artiglieria nemica, che, dopo un po’, cessarono.

Verso l’imbrunire, il comandante della formazione Lorenzo Bandelloni, consultatosi con il comandante della 3ª compagnia Leonida Parma, decise di avanzare nuovamente verso Pietrasanta e gli uomini di questa compagnia riuscirono a far tacere una postazione di mitragliatrici, dominante la zona. Intanto era rimasto ferito il partigiano Luca Bigi. Mentre la maggior parte della formazione rimaneva di copertura presso la cava del Coluccini, gli altri, tra cui il sottoscritto, Nicola Badalacchi, Nevio Giannotti, Mario Salvatori, Carlo Sacchelli, Goffredo Giannini, Natale Bazzichi, Sergio Venè, Ennio Lucarini, Giuseppe Turba, Athos Tomagnini e qualche altro che non ricordo, procedettero lungo la Sarzanese con la protezione di due carri armati americani. Giungemmo a Porta a Lucca, dove ci accolsero festosamente alcune donne che ci informarono che i Tedeschi si erano appena ritirati dal centro cittadino per attestarsi, probabilmente, nelle vicinanze della Croce Verde. Coni due carri armati arrivammo in piazza del Duomo, pressoché deserta, poi avanzammo lungo via di Mezzo, quindi uno dei carri si diresse verso la Croce Verde, dove, però, non c’erano nemici; l’altro proseguì verso le scuole elementari, sparando alcuni colpi su casa Ragaglini, dove erano stati visti alcuni tedeschi, che si ritirarono subito dopo gli spari. Era quasi buio e con gli equipaggi dei carri decidemmo di tornare in piazza del Duomo. I due tank si posizionarono tra il monumento a Leopoldo II e Palazzo Moroni, mentre noi partigiani trovammo alloggio in alcune case di via Sant’Agostino e via XX Settembre, invitati da alcuni abitanti che, sul far della notte, cominciavano ad uscire fuori per verificare quanto stava accadendo. 

Una donna, che era una domestica della famiglia Digerini-Nuti, ci disse di seguirla in un’ abitazione in via di Fondo, dove avrebbe potuto offrici dei cibo –eravamo digiuni dal giorno precedente-, ma, quando stavamo per immetterci in via di Fondo, udimmo degli spari che ci parvero provenire da via Marconi o da viale San Francesco. Allora, per non correre inutili rischi, tornammo indietro e predisponemmo i turni di guardia. Durante la notte giunsero in città altri partigiani e la mattina seguente, 19 settembre, arrivarono anche le truppe americane” 

Anche il partigiano della “Bandelloni” Mario Salvatori fornisce dettagliate notizie sugli avvenimenti del 18 e 19 settembre 1944: 

Il 18 settembre da Camaiore ci dirigemmo verso Pietrasanta lungo la via Sarzanese. Fino a Capezzano, all' incrocio per Camaiore, ci affiancammo ai soldati americani che avanzavano provenendo forse da Massarosa. Eravamo giunti al Baccatoio, presso il cimitero, ormai vicinissimi alla cittadina. Pensavamo di poter essere fra poco nelle sue strade, ma le mitraglie tedesche fermarono noi e gli americani. Con lo stesso Bandelloni che, intanto, insieme ai suoi caposquadra, studiava il modo di far tacere le mitraglie, ci riparammo nella grande cava di pietra vicina. Almeno tre nidi di mitragliatrice erano dall'altra parte del ponte e del torrente, sul colle verso Pietrasanta. Ci fu una fitta sparatoria, fra noi e loro, ma i tedeschi opponevano una forte resistenza. Sulle nostre posizioni e nei dintorni presero a cadere fitti colpi d’artiglieria. Poi si formarono delle pattuglie di uomini abili e coraggiosi, che giunsero finalmente a distanza di fuoco e d'assalto a quei nidi di armi automatiche, riuscendo a farle tacere. C'era voluto del tempo per vincere la tenace resistenza dei tedeschi. 

Era il tardo pomeriggio quando noi partigiani con due carri armati americani entrammo nella cittadina. Quella notte dormimmo nella Villa Ciocchetti, nella quale c’eravamo in parte acquartierati, dove aveva posto il comando lo stesso Bandelloni, sopraggiunto con il resto della formazione. Il primo tricolore sventolò in piazza del Duomo, sulla facciata di Palazzo Moroni, dove lo collocò il partigiano Natale Bazzichi. Un tentativo fu fatto, in verità, di issarlo sulla torre Civica, ma forse la difficoltà materiale di come arrivare lassù, senza mezzi appropriati e con la mente confusa per l'esaltazione di quanto stava accadendo, ci fece rinunciare. Soltanto più tardi la bandiera sventolò anche alla torre Civica. La mattina del 19 da Porta a Lucca entrarono molti carri armati e altri reparti americani” .

Importanti notizie si ricavano anche dalla testimonianza di Gino Dinelli, che nel luglio precedente, ad Orientano (Pi), si era arruolato nei reparti aggregati alle truppe americane:” Il 18 settembre 1944 mi trovavo con i reparti della Task Force 45 che da Viareggio procedevano verso Pietrasanta, attraverso la campagna tra Focette e Capezzano Pianore. Ero in un reparto di circa 40 uomini e, giunti all’altezza dell’attuale via dell’Arginvecchio alle Focette, ci dirigemmo verso la zona del Pollino. Mentre avanzavamo, sentivamo degli spari in direzione della via Sarzanese e sopra le nostre teste passavano delle granate. Arrivati in Traversagna, l’ufficiale che comandava il reparto ci ordinò di fermarci, avendo individuato una postazione di mitragliatrice che si trovava tra via Tre Luci e il cimitero. 

Pur non potendo vedere i Tedeschi, a causa del muro della ferrovia e di alcuni edifici, eravamo certi della loro presenza, per cui l’ufficiale l’ordine di ripiegare e, attraverso i campi, giungemmo al Pontenuovo. Il ponte sull’Aurelia era distrutto e in una buca vicina giaceva il corpo di un tedesco. Oltrepassammo il fosso, puntando verso la zona dei Macelli e lasciando al Pontenuovo alcuni carri armati, al momento impossibilitati a proseguire. Senza incontrare resistenza arrivammo nei pressi del Palazzo Littorio - ora Municipio-, attraversammo il campo sportivo e, poiché cominciava ad imbrunire, l’ ufficiale ci fece entrare nell’edificio, dove trascorremmo la notte all’interno di una palestra che si trovava dove adesso ha sede l’ufficio anagrafe.

La mattina del 19 lasciammo l’edificio e, percorrendo con cautela l’attuale viale Oberdan,

entrammo in piazza del Duomo attraverso l’arco. C’erano due carri armati nei pressi del monumento a Leopoldo, soldati americani con delle jeep e dei giovani partigiani con il fazzoletto al collo. Nel corso della mattinata e dell’intera giornata continuarono ad affluire a Pietrasanta carri armati, reparti americani e pezzi d’artiglieria” 

Un’ ulteriore conferma delle testimonianze di Costa, Salvatori e Dinelli viene anche da “Headquarters 434 AAA AW Bn-Unit History Month of September 1944”, di cui riportiamo i brani relativi alle operazioni del 18:

“ Verso le 13,05 le batterie A e B hanno raggiunto l’obiettivo (trattasi di Capezzano Pianore- ) B/434 AAA è presso la via Italica,località Olivella, A/434 AAA sulla via Sarzanese, poco oltre il cimitero ed hanno stabilito un posto di comando nelle località. Poco dopo C/434 AAA è giunta nei pressi della Via Italica, tra Case Marchetti e Antenna, D/434 AAA sempre sulla via Italica all’altezza della ferrovia. Il Comando di Battaglione ha raggiunto la località Paduletto. Dopo il raggiungimento di questi obiettivi pattuglie di A e B/434 AAA sono avanzate di alcune centinaia di yards sostenendo uno scontro a fuoco contro pattuglie nemiche che poi si sono ritirate verso nord.

”E’ evidente che la località dove avvenne il combattimento, situata alcune centinaia di metri oltre il cimitero di Capezzano Pianore, lungo la via Sarzanese, è il Baccatoio.

Seguiamo i movimenti delle truppe americane nella giornata del 19 settembre: “Alle ore 8, 00 del 19 settembre il 2 gruppo Corazzato si è mosso, supportato dai carri armati e dai mezzi anticarro. Obiettivo del 434 AAA è il raggiungimento della linea da Pietrasanta, località Santa Maria - metà strada di congiungimento tra Pietrasanta e Fiumetto (=Viale Apua)

Le batterie A e B avanzano dalle loro posizioni (quelle tenute il pomeriggio del 18 nda) rispettivamente alle ore 8,00 e8,30, seguite dalla C alle ore 8,45 e dalla D alle ore 9,30. L’avanzata è stata rapida nel settore della A(= quella avanzante lungo la via Sarzanese dal cimitero di Capezzano Pianore) ed ha raggiunto l’obiettivo (=il centro di Pietrasanta) alle ore 13,00. Più difficile l’avanzata della B che è rimasta per alcune ore sotto il fuoco di mitragliatrici e mortai a circa 1000 yards. La nostra artiglieria è stata chiamata a ridurre al silenzio il fuoco nemico. Nel pomeriggio è stato allestito un attraversamento per i carri armati sul fosso del Pontenuovo e i carri sono entrati in città verso le ore 16,30. Verso le ore 20,00 anche C /434 AAA ha occupato Pitrasanta. Il nemico ha piazzato un’intensa concentrazione di fuoco di artiglieria pesante nel tardo pomeriggio che ha infastidito seriamente l’intero settore, mentre era stato più leggero nel corso della mattinata. La giornata si è conclusa con A e B 434 AAA in linea tra Pietrasanta e metà viale Apua, con il supporto delle mitragliatrici e dei mortai di D/434 AAA, mentre C era in riserva al Pontenuovo con il comando avanzato di battaglione.”

 

 

Istituto Storico Lucchese – Sez. “Versilia Storica”
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